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ADI e AIRC: il ruolo sociale del design è possibile?

29 Gennaio 2019

ADI e AIRC: il ruolo sociale del design è possibile?

Il design aiuta a guarire è il titolo del concorso promosso da ADI e AIRC Comitato Lombardia al quale hanno partecipato studenti, neo laureati e designer professionisti che hanno risposto alla call con la loro personale proposta di concept per rendere migliore la relazione umana nell’ambiente terapeutico. Con i vincitori ho voluto fare una breve chiacchierata per capire come la nuova generazione di progettisti vede il futuro del design e il suo ruolo sociale.

Riflettori accesi sulla ricerca e la raccolta fondi

La oramai consolidata collaborazione tra ADI Associazione per il Design Induatriale e il comitato lombardo di AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro ha dato vita ad un’iniziativa dal duplice obiettivo: mantenere i riflettori accesi sulla ricerca e la raccolta fondi ad essa desitinati e coinvolgere i giovani aiutandoli attraverso finanziamenti e borse di studio. Un’occasione per parlare anche dell’evento biennale Love Design che aprirà i battenti della nuova edizione nel 2020.Un riconoscimento e due menzioni d’onore il risultato del laovoro di una giuria presieduta da Gianni Arduini composta dal Professor Federico Caligaris Cappio, Direttore scientifico AIRC, dalla Dotoressa Vanesa Gregorc, responsabile di Oncologia medica del tuomre al polmone dell’Ospedale San Raffaele, dal designer Ambrogio Rossari, quest’ultimo in rappresentanza di ADI.

Alleggerire i momenti difficili legati alla guarigione, creando momenti ludici

Partiamo dal massimo riconoscimento assegnato a Ada Garombo e Martina Bonan che hanno lavorato in tandem per elaborare il concept di progetto DICA30TREE. L’idea di slegare il design dalla nicchia le conduce ad associarlo a temi rivolti alla comunità. Il pensiero che maggiormente turba il loro animo è il sentirsi un numero in ambito ospedaliero. Per questo si rivolgono all’infanzia. Si tratta di un’asta portaflebo destinata ai piccoli pazienti per alleggerire i momenti difficili legati alla guarigione, creando momenti ludici interagendo con il pesonale.Giovani con visioni lungimiranti. Ada e Martina mostrano le loro qualità di progettiste pensando a una futura produzione. DICA30TREE è bidimensionale da stampare e assemblare per essere riprodotto in serie. L’idea di utilizzare il legno attribuisce la sensazione di calore eliminando la freddezza di un sistema meccanico.

“Il design è spesso troppo pop”

La prima delle due menzioni d’onore va al duo formato da Ismaele Maranzan e Davide Bortolin. Il design è spesso troppo pop, sostiene Ismaele, oggi le icone diventano spesso status symbol. L’ISIA Roma Design di Pordenone ci ha insegnato ad approfondire la tematica della funzionalità sociale del design, sottolinea DavideHanno così voluto visitare i reparti del Centro Onclologico di Pordenone per verificarne le problematiche. Anche loro colpiti da quelle legate all’infanzia, si sono sforzati di legare l’aspetto emotivo della lontananza dai propri cari alla tecnologia.

Tecnologia basata sull’approccio creativo, emozionale, su gesti primitivi

INSIDE è basato sull’approccio creativo, emozionale, su gesti primitivi. Tanto semplici quanto in grado di comunicare a distanza uno stato d’animo ai propri cari nei momenti di assenza per lavoro o per ristoro. Un oggetto non invasivo composto da una sfera elettronica e un bracciale che dialogano attraverso sensori di movimento led evidenziando il flusso emotivo.

Sembra complesso ma in realtà non lo è. INSIDE considera tecnologie già esistenti. All’interno di una scocca in plastica con parti illuminanti in silicone, da realizzare con stampaggio rotazionale, per soffiaggio  o in stampa 3D, vengono inserite batterie, sensori e tecnologia wireless. Il concept prevede anche un tavolo da gioco elettronico per attivare momenti ludici in reparto.

“senza studio della forma e senza un vero e proprio progetto, il design passa quasi in secondo piano spianando la strada alla pura fruizione”

La seconda tra le menzioni d’onore conferite da ADI e AIRC è stata assegnata a Davide Andracco. Ogni definizione e ruolo diventano stretti. Dopo la laurea in Architettura nel 2009 inizia un percorso che abbraccia ogni aspetto della progettazione e della creatività. Per questo sembra quasi un paradosso considerare la sua idea la più semplice tra tutte. A Fianco, rappresenta davvero la funzione sociale, anzi, mi racconta Davide, senza studio della forma e senza un vero e proprio progetto, il design passa quasi in secondo piano spianando la strada alla pura fruizione. Guardate qui sotto:

Un semplice bastone, un’asta che alimenta riflessioni. Un’esperienza vissuta, un amico costretto in carrozzina in seguito a un incidente, porta davide A fianco, più che un concept un’invenzione. Spesso nascono giudizi sponntanei che poi non sappiamo rileggere e quindi non costriuscono. L’architetto questo deve evitare. Per questo non vuole e non riesce a definire confini tra architettura e design. Per la prima volta mi cimento in un oggetto. La sua bellezza sta nell’utilità, la mia gioia sta nel pensare di poter cambiare qualcosa.

“Quando passeggio in compagnia di qualcuno sto al suo fianco. Perchè rinunciare a questa relazione anche in certe disabilità?”

Davide si interroga sul perchè spingere una carrozzina da dietro. Complicata la relazione tra trasportatore e trasportato. Quando passeggio in compagnia di qualcuno sto al suo fianco. Perchè rinunciare a questa relazione anche in certe disabilità? Maneggia e armeggia con un manico di scopa, lo seziona, lo assembla. A Fianco si fissa allo schienale e si può ripiegare su di un lato quando non serve. Pensa che potrà essere realizzato, in alluminio o in acciaio zincato.

“Non mi è mai piaciuto dare la schiena alle persone e ancor di più non poterle guardare negli occhi mentre si parla”. Davide torna A Fianco del suo amico guardandolo negli occhi mentre parla.

Un’altra inziziativa di ADI che colpisce nel segno. Luciano Galimberti, presidente dell’associazione, invita nel panel dei relatori durante la premiazione anche Giovanni Daddario dalla Centrale Accquisti di Regione Lombardia. La sua osservazione sottolinea una certa incoerenza negli acquisti rispetto a una Milano considerata capitale del design. Ma l’impegno da parte dell’amministrazione regionale è quello di favorire un dialogo virtuoso tra giovani, associazioni e istituzioni. Io consiglio a questa nuova leva di creativi di bussare anche alla porta delle aziende farmaceutiche. In questo caso è davvero difficile pensare alla mancanza di fondi.