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Design spaziale: l’Italia, la luna e noi (dall’esplorazione allo sviluppo)

21 Luglio 2019

Design spaziale: l’Italia, la luna e noi (dall’esplorazione allo sviluppo)

Cinquant’anni oggi e la prima impronta umana sulla luna trasformava sogni e fantasie degli abitanti della terra in realtà. Tra esperimenti e fallimenti, lo sbarco sull’affascinante satellite fu solo il primo dei traguardi di una space age che non avrà mai fine. Grandi progettisti dalle grandi intuizioni davano forma a desideri e visioni. Un design spaziale che ancora rappresenta la voglia di conquistare futuri possibili. Oggetti iconici dalla forza propulsiva che alimentano nel nuovo secolo una serena malinconia e un ottimismo da ritrovare.

Fantasie che influenzano la cultura popolare

Un botta e risposta tra super potenze che ha inizio nel 1957 scatena fantasie che influenzano la cultura popolare e trovano naturale rappresentazione in ogni declinazione della creatività. Dalle arti figurative alla cinematografia, dalla letteratura alla musica. Anche forma e funzione si traducono presto in design spaziale. In attesa di quella vera Bruno Munari gridava dalle pagine di una rivista dell’epoca voglio la luna. Era il 1959 e con una stampa serigrfica seguiva gli spostamenti degli astronauti fissando banderine su una grande carta geografica. Oggi Danese la ripropone con moderne tecniche mantenendo però i processi di stampa fedeli a quelli del tempo.

Non una, ma tante lune

Del 1961 l’idea di design spaziale di Osvaldo Borsani, tra i più grandi innovatori nel panorama del design italiano del novecento. AT16 è un appendiabiti girevole ad altezza regolabile. Rappresenta con eleganza l’evoluzione dell’abitare e dell’utilizzo della tecnologia. Uno stelo centrale in alluminio rivestito in pelle nera attraverso il quale passano tubi concentrici scorrevoli porta sfere. Non una, ma tante lune che sembrano gravitare intorno a differenti orbite.

Ci siamo quasi ma dovremo aspettare ancora quattro anni

Tra tutte, la più nitida delle previsioni rimane Allunaggio del 1965. Achille e Pier Giacomo Castiglioni sintetizzano curiosità, gioco e lungimiranza con una panchina da giardino che profetizza tratti di modernità. Ci siamo quasi ma dovremo aspettare ancora quattro anni per vedere Armstrong, Aldrin e Collins parcheggiare il Lem sulla superficie lunare. Ciò nonostante quest’oggetto sembra anticipare nella forma quanto si presenterà davanti agli occhi di miliardi di persone. Giovanna, figlia di Achille, sorride quando mi racconta che il papà fantasticava davanti a certi film dell’epoca che, nonostante la lentezza, erano fantascienza sfrenata. Lui li guardava con gli occhi di un bambino. Insieme a suo fratello sognava di conquistare lo spazio. I Castiglioni erano avanti. Il sedile in alluminio è sorretto da due sottili gambe d’acciaio con piedini d’appoggio a disco in nylon. Le prime per non fare ombra sull’erba, gli ultimi per non infierire nel terreno. Avanposto di sostenibilità, rispolverato oggi da Zanotta in edizione celebrativa.

Pensando alla lanterna di Jean Valjean

Nello stesso anno a Milano mentre era seduto in un vagone della metropolitana, Vico Magistretti pensando alla lanterna di Jean Valjean descritta nei Miserabili di Victor Hugo, disegnò sul retro del biglietto di viaggio lo schizzo di una lampada. Eclisse. Per non lasciare dubbi. Prodotta e ancora oggi venduta da Artemide è composta da due sfere sovrapposte a scorrimento che consentono di oscurare a piacimento la fonte di luce per regolarne il flusso luminoso. Completamente coperta diffonde un bagliore tipico delle eclissi lunari.

L’uomo, futuro dominatore (anche) dell’Universo

Nella mia ricerca sul design spaziale trovo qualcosa che precorre i tempi delle celebrazioni ufficiali. Faccio una chiacchierata al telefono con Barbara Martusciello che, insieme a Gianluca Nardacci, nel 2016 cura per lo spazio Curva Pura di Roma Space Age is Here #1. Un viaggio nell’estetica interstellare, una mostra abitativa. Di fatto un primo approfondimento sul fenomeno di quell’era:

Chi l’avrebbe detto che in parte si sarebbe sviluppato positivamente l’auspicio Futurista che tra le Avanguardie Storiche fu l’unico preconizzatore di una scienza positiva per l’uomo, futuro dominatore (anche) dell’Universo?”

Fra i tanti artisti che restarono affascinati dal tema, seleziona per questa rassegna anche Fabio Mauri con la storica Luna del 1968. Piena di palline di polistirolo, richiama la superficie lunare. Nell’opera, la grande fotografa Elisabetta Catalano immortalò anche la giovane Paola Pitagora.

Nei bar e nei salotti di casa davanti alla TV

Una diretta Rai di 28 ore condotta da un Tito stagno in mutande che grida ha toccato radunava moltitudini di persone nei bar e nei salotti di casa davanti alla TV. È la notte tra il 20 e il 21 luglio del 1969 quando il modulo Lem atterra finalmente sulla luna.

 

Linee fluide che sfidano la gravità

Con lo sbarco sulla luna ha vinto l’uomo, scriveva il Messaggero, il suo ancestrale desiderio di conquista, ma anche il sogno, l’ambizione. Da questo momento la fascinazione per i pianeti e lo spazio fa il suo ingresso definitivo nell’immaginario collettivo, influenzando immancabilmente anche il linguaggio del design: materiali rigidi e forme geometriche sono sostituiti da linee fluide che sfidano la gravità e trasmettono sensazioni di flessibilità, leggerezza e aerodinamicità. Tra i tanti occhi ammirati di quella notte anche quelli di Giancarlo Zanatta, giovane imprenditore di Montebelluna, che alcuni mesi dopo, nel 1970 durante un viaggio di lavoro negli Stati Uniti si recò alla stazione di Pennsylvania a New York. Qui per celebrare lo sbarco sulla Luna, erano state esposte diverse grandi foto degli astronauti dell’Apollo 11. Rimase così colpito dalla forma di quegli strani calzari creati per combattere l’assenza di gravità che nacque in lui la grande intuizione di un nuovo tipo di stivali invernali e che battezzò con il nome di Moon Boot.

Giochi di forme quasi organiche

Sempre nel 1970, poco prima dell’imprivvisa scomparsa, anche Joe Colombo progettava il suo personale design spaziale. Multichair doveva assolvere alla multifunzione di sedia, poltrona da conversazione o da relax. Un sistema versatile e modificabile grazie alla possibilità di combinare elementi, utilizzabili anche singolarmente. Giochi di forme quasi organiche tra cinghie mobili e cuscini in poliuretano espanso rivestiti in tessuto elasticizzato mettono la firma alla visione di un antidesigner che confidava nella tecnologia per risolvere i problemi della contemporaneità. Parte della collezione permanente del MoMA e del Metropolitan Museum of Art di New York, Multichair è ancora tra le proposte di B Line.

Distrutta una terra, se ne cerca un’altra

Design spaziale o lunare che dir si voglia, affascinati o stregati dalla luna, la conquista dell’universo, dallo Sputnik in avanti, che agli occhi della gente sembrava avere il connotato di un umano sogno ambizioso, tocca oggi il traguardo del disincanto. Dall’esplorazione alle ricadute tecnologiche, si parla di ricerca, di sviluppo, di nuovi materiali e di una nuova visione della nostro pianeta, così piccolo e fragile visto da lassù. Tuttavia i nuovi mondi possibili sembrano diventati oggi nuovi spazi necessari. Quasi a garanzia per la sopravvivenza dell’umanità. Distrutta una terra, se ne cerca un’altra. Mentre il nostro Luca Parmitano raggiunge la Stazione Spaziale Internazionale c’è chi promette torneremo per restarci e chi progetta infrastutture e moduli abitativi. Se continuiamo a guardare al passato con così tanto affetto, è perchè a un simile futuro, fatto di egemonie, giochi di forza e di potere, non è facile pensare. E Il ricordo resta l’unico rifugio di serenità. Sarà per questo che andiamo pazzi per le icone. Ma se davvero un nuovo spazio da vivere ci sarà, chi lo abiterà? E soprattutto chi lo progetterà?

A mio padre

Questo pezzo lo dedico a mio padre. Un ambizioso che non aspettava altro che raccontarmi di quella notte. A casa davanti al televisore c’era l’intero vicinato. Lo dedico a lui che una sera, per farmi appassionare a questa pagina di storia, rientrava dal lavoro con una scatola di Lego.